I Carbonaretti di Piediluco, uno spettacolo per il palato.
La colazione dei pescatori che, oggi, fa leccare i baffi a tutti.
“L’umidità si fa sentire, soprattutto la mattina presto, quando la foschia deve ancora abbandonare le rive del lago e lo specchio d’acqua sembra emanare un’energia misteriosa, sotto forma di palpabile nebbia.
Francesco è un giovane dodicenne piedilucano che, ancora sonnecchiante, fatica a mettere un piede avanti l’altro, si stropiccia gli occhi continuamente e segue passo passo il papà Lorenzo, lungo Corso Raniero Salvati.
Carico di reti, secchi, aghi e fili, Lorenzo cammina silenzioso mentre Francesco stringe nella mano sinistra un cestino di vimini con dentro: un filoncino di pane, sale, pepe, olio, un ciuffetto di prezzemolo ed un bottiglione di vino bianco.
Senza dirsi una parola, i due calcano il lastricato che divide in due il paese, mentre molte delle finestre di Piediluco dormono ancora, in un timido accenno d’alba.
Giunti in riva al lago, salgono sul piccolo molo nascosto nel canneto, dove, legata ad uno dei piloni del pontile, è ormeggiata la “Voce”, una piccola imbarcazione che assomiglia più ad una bagnarola che ad uno strumento per solcare il lago, ma che da sempre dà da mangiare alla famiglia di Lorenzo.
Ovviamente, Lorenzo è un pescatore e Francesco, suo figlio, sta imparando quell’antica ed affascinante arte.”
Tutta questa storia, inventata dal sottoscritto e che spero abbia catturato la vostra fantasia, è stata scritta per presentarvi uno dei piatti “poveri” ternani più apprezzati dai turisti e non solo: i Carbonaretti.
Perchè vi ho raccontato di Lorenzo e Francesco? Perchè, a dire il vero, la ricetta dei Carbonaretti è tipicamente piedilucana e, soprattutto, va attribuita alle abitudini dei pescatori locali che preparavano questo piatto per fare colazione.
La semplicità della preparazione è scontata, considerando che veniva preparata in riva al lago e, quindi, con pochi strumenti a disposizione, così com’è altrettanto ovvia la bontà di questa pietanza, visto che oggi riscuote moltissimo successo in tutti i ristoranti di Piediluco.
La tradizione vuole che i pescatori accendessero un fuoco, utilizzando le cannucciole che crescevano in riva al lago, e poi, sulla graticola, adagiavano il pesce Persico Reale di Piediluco, senza averlo minimamente pulito.
Il fuoco bruciava le squame e parte della pelle, cuocendo a puntino la polpa; una volta cotti, venivano tolti dalla brace e portata via la parte esterna più bruciata.
A seguire, ovviamente, venivano privati delle interiora e della lisca centrale, poi, terminata questa operazione, i filetti di Persico erano pronti per essere conditi con olio, sale, pepe, prezzemolo tritato finemente ed aglio, secondo il gusto personale del pescatore.
Non so se, ancora oggi, i ristoratori possano ed utilizzino le cannucciole secche per la cottura del Persico Reale, ma sono certo che un semplice braciere ben “attizzato”, possa far avvicinare molto al risultato che ottenevano, in tempi lontani, i pescatori affamati, in riva al lago.
L’esperienza insegna che le cose semplici sono le migliori e, di certo, sono quelle che vengono meglio… questo principio si può accostare perfettamente ai “Carbonaretti di Piediluco”.
Buon appetito.
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