Acciai Speciali Terni… tra storia e fiction con “Lontano da tutti”.
2017… Andrea Sbarretti porta sui grandi schermi “Lontano da tutti“.
E’ il film che racconta la vertenza Acciai Speciali Terni del 2014… quei 40 giorni consecutivi di scioperi e di presidi davanti ai cancelli aziendali, il tutto visto attraverso gli occhi dei dipendenti Thyssenkrupp ed, in particolare, guardati e letti attraverso gli occhi di Luigi.
Il sito specializzato del mondo cinematografico, Mymovies.it, usa queste parole: “… Luigi è un uomo anziano, prossimo alla pensione, che si trova catapultato nel bel mezzo di una guerra ai vertici, combattuta in strada, alle riunioni sindacali, attraverso presidi continuati fuori dai cancelli dell’azienda, alle manifestazioni…” e, pur non dando al film un punteggio elevatissimo, lo recensisce e lo pubblicizza, accludendolo in un sito letto e consultato da tutta Italia.
Io che ho vissuto quei giorni in prima linea, dalla prima grande reazione operaia, che ricordo esser stata un po’ come “la presa della Bastiglia“, descrivibile come una “fusione” di rabbia, caos, unione e determinazione “a non mollare mai”, passando per i tanti giorni trascorsi davanti alle portinerie, ai bidoni pieni di legna per riscaldarci, alla solidarietà cittadina, alle tendopoli erette in quattro e quattro otto, unendo fatica, sforzi, tempo ed ingegno operaio, fino a quella mediazione finale che ha permesso, ad oggi, ad Acciai Speciali Terni di essere ancora viva e competitiva, non posso che ringraziare Andrea Sbarretti per aver trasposto tutto questo in un film…. ma oggi vorrei parlarVi di lei…
Società degli Alti Forni e Fonderie di Terni (SAFFAT), Terni Società per l’Industria e l’Elettricità, Ilva, TKAST (Thyssenkrupp Acciai Speciali Terni) ed ora Acciai Speciali Terni SpA… nomi su nomi che indicano una storia lunga, ricca di difficoltà e successi… una storia unica, lunga centotrentatre anni.
Il prossimo 10 Marzo ricorrerà l’anniversario dell’atto fondativo della Società degli Alti Forni e Fonderie di Terni… data in cui è nata la prima vera Eccellenza ternana che, nel tempo, si è dovuta reinventare più volte.
Vi sto parlando della storia di un’azienda che ha dato lustro alla città di Terni e che ha dato lavoro a quasi tutta una regione, inizialmente forgiando lamiere per la costruzione di navi, per poi creare fucinati di pregevole fattura e di enormi dimensioni, tubi, tondini, lamierino magnetico per motori elettrici delle dimensioni più disparate, da quelli per le lavatrici a quelli per le motrici dei treni, titanio e lamierino inossidabile.
L’Ammiraglio Ferdinando Acton e l’Ammiraglio Benedetto Brin furono i fautori di questa nascita, per motivi militari e tattici, ed in appena due anni la “grande Fabbrica” fu costruita e resa operativa, con i suoi due convertitori Bessemer, i cinque forni Martin-Siemens ed i cinque laminatoi che potevano sfornare sia acciaio comune, che acciai speciali per corazze, cannoni e proiettili.
Mussolini ed Alberto Beneduce appoggiarono un piano di salvaguardia delle acciaierie ternane, subito dopo la rinomata “crisi del ’29”, ma la storia vera, quella che a me preme raccontare, con poche parole, è quella delle persone che ci lavorarono… raccontata soprattutto tramite le foto che documentano le fatiche ed i risultati che questi uomini hanno raggiunto, plasmando, a mio giudizio, la storia di un popolo… il popolo ternano che, ancora oggi, vive grazie anche ad un’azienda che rispecchia la mentalità popolare.
“Non mollare mai”… il ternano è così e l’acciaieria è il suo specchio naturale, perchè, davanti alle difficoltà, l’operaio si rimbocca le maniche, stringe la cinghia e va avanti per non perdere neanche un centimetro di quanto, con fatica, ha conquistato nel panorama internazionale.
Zoccoli di legno ai piedi per proteggersi dal calore, muscoli tirati allo spasimo per produrre acciaio ed ore ininterrotte compiendo i medesimi gesti, per un salario che desse dignità alla propria vita.
Nel tempo, le calzature di legno sono state abbandonate, sostituite da indumenti protettivi sempre più conformi alle esigenze lavorative ed alle norme sulla sicurezza, con l’obbiettivo di azzerare quelli che sono stati gli infortuni, anche mortali, che sono accaduti nei decenni.
Nella mia lunga personale permanenza nello stabilimento di Viale Benedetto Brin, ho visto morire colleghi per incidenti tragici, errori vari o leggerezze dettate dalla troppa sicurezza sul lavoro, ma dopo il cordoglio e la rabbia per quanto accaduto, l’azienda, che è fatta in primis di esseri umani, ha sempre cercato e dettato nuove regole che non permettessero il ripetersi di eventi funesti analoghi.
Con lo stesso spirito e la stessa dedizione, tutti i dipendenti AST, dall’ultimo degli operatori al primo dei dirigenti ha dedicato il suo tempo, le sue energie e le sue competenze allo sviluppo di questa realtà ternana, orgoglio per quanti la vivono.
Mio padre, il Dr. Carlo Santafè, come tanti papà dei ternani, spoletini e perugini, ha lavorato in questo stabilimento, che è diventato sempre più grande di dimensioni e gestito da sempre meno unità.
Ai suoi tempi, quando ancora il lamierino magnetico era una produzione di punta della nostra azienda, ricordo che ha dedicato ore ed ore, fuori e dentro il suo ufficio, per brevettare il giusto processo da seguire, al fine di avere un materiale di altissima qualità, denominato HiB 0,23.
Quando nel 1995 entrai, come operaio, in AST e mio padre andò in pensione, ricordo che tutti gli operatori del reparto che producevano il lamierino magnetico (PMA), mi dicevano: “Ah, ma tu sei il figlio di Mr.0,23?”
Come lui ci sono stati e ci sono tutt’ora, persone che credono nel proprio lavoro e che, con abnegazione, dedicano tempo e risorse al proprio impiego, assolvendo al meglio i propri doveri, impegnandosi nel “Progetto Archimede” (progetto che sprona la risoluzione dei problemi ed il miglioramento dei processi, attraverso le idee dei lavoratori diretti interessati) e credendo fermamente che quest’azienda continuerà a fare la storia.
Quando avevo ventidue anni, ho visto operatori che avevano l’età che ho io oggi, adoperarsi con qualsiasi cosa trovassero a portata di mano, per risolvere temporaneamente problemi o come si dice a Terni: “per metterci una pezza”, e non creare disagi alla produzione, come sostituire una molla con l’elastico dell’incartata della pizza, portata per cena, in attesa del ricambio adeguato.
Ho visto saldatori sdraiati su tappetini appositi, infilarsi in tubi relativamente grandi e saldare diligentemente, uscendone fuori a fine turno, con il viso nero come pece sugli zigomi e bianco sotto gli occhiali e le mascherine, ho visto luci di uffici accesi fino a notte inoltrata ed ingegneri sprofondare nelle carte, per giungere alle soluzioni di cui avevano bisogno.
Oggi AST è un’azienda che ha chiuso il suo ultimo bilancio in attivo, non di molto per le potenzialità che ha, che punta sulla qualità dei suoi prodotti, non lasciando nulla al caso e rincorrendo la perfezione, per quanto possibile, preparando professionisti e pretendendo, da tutti i suoi collaboratori, un’ulteriore sforzo, in termini di impegno, serietà e professionalità dando il segnale di una società e di una classe lavoratrice che urla al mondo intero: “Noi ci siamo ancora, dai tempi del Re facciamo l’acciaio, e non chiuderemo i nostri cancelli!”
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Bellissimo articolo… anche mio nonno lavorava alla Terni, come tutti in citta’ e’impossibile non avere avuto almeno un parente impiegato li… Orgoglio di una citta’, le acciaierie hanno portato il pane in tavola a intere generazioni, ma anche lacrime e sangue… Un mio caro amico, Fabrizio, mori’ come tanti operai, catturato da una macchina gigante e mortale… e non dimentichiamo i molti morti di cancro, visto che Terni e’una delle zone piu’ inquinate d”Italia per le polveri rilasciate dall’acciaieria.
Eppure Terni non puo’ fare a meno di loro.
Bravo, un bellissimo articolo.
Grazie Giorgio… Fabrizio lo ricordo, come ne ricordo altri. Purtroppo tutte le medaglie hanno due facce e con il buono si deve prendere anche il cattivo e viceversa. Sono veramente felice che ti piaccia il mio articolo ed il lavoro che svolgo… tu continua a leggermi ed a commentare quel che scrivo, nel bene e nel male, per rimanere in tema.
[…] di Terni, più nota con il nome di Acciai Speciali Terni, sorge su una superficie di circa 1.500.000 metri quadri e sono certo che sarebbe necessario più […]