Tra Plinio, Garibaldi e San Valentino, c’è Collescipoli
Tantissima storia, nascosta ad un passo dal centro di Terni.
Guardarsi attorno, in una città che, con la stessa frequenza di un intercalare, lamenta l’assenza di alternative e peculiarità che attirino turismo, sembra quasi una pazzia, ma, sorprendentemente, non lo è, bensì è un’incredibile e continua scoperta.
Partendo dalla rinomata Narni, sotterranea e non, capzerocinquemila100 vi ha raccontato di Sangemini, Acquasparta, Ferentillo e Torre Orsina… oggi è il turno di una bomboniera, ricca di storia: Collescipoli.
Incredibilmente annessa alla provincia di Perugia fino al 1927, a tre passi dal centro di Terni c’è lo svincolo per raggiungere, in un minuto, questo paesino che, si dice, abbia dato i natali a Sabino, il protagonista maschile della famosa leggenda di “San Valentino e dei due innamorati“.
Informandosi e leggendo la storia di Collescipoli, che sembra aver collezionato diversi nomi durante il corso dei secoli, si ritrovano monumenti di notevole valore storico, oltre a cenni storici da mostrare con ampio orgoglio.
Un esempio per tutti potrebbe essere il fatto che Gaio Plinio Secondo, naturalista, scrittore ed ammiraglio vissuto nel I secolo d.C., ha citato Collescipoli nelle sue opere, attribuendole i nomi di Turocelo o Netriolum.
Venire a conoscenza che Giuseppe Garibaldi donò il “Beccaccino” con cui fuggì da Caprera al Barberini, in segno di ringraziamento per averlo aiutato a fuggire, con l’ausilio anche di un manipolo di ternani, non è cosa da poco.
In seguito, gli eredi della famiglia Barberini donarono questo cimelio a Terni e Collescipoli, dov’è ancora custodito.
Il Beccaccino, per chi non lo sapesse, è una piccola imbarcazione lunga, circa, quattro metri.
Oltre a questo cimelio storico, segno tangibile della gratitudine del Padre morale d’Italia, Collescipoli può vantare la paternità di Giovanni Froscianti, noto garibaldino che ha affiancato Giuseppe Garibaldi in tutte le sue battaglie e che fu anche suo segretario personale a Caprera.
Le chiese, presenti a Collescipoli, sono numerose: Santa Maria di Porcivalle, Sant’Andrea e Santa Maria Maggiore sono alcune delle tante.
I palazzi storici che dipingono, in modo incantevole, il Corso dei Garbaldini, sono anch’essi svariati e sono stati tutti eretti tra il XVI ed il XVIII secolo, come: Palazzo Rapaccioli, Palazzo della Genga e Palazzo Amadio.
Leggendo prima ed andando in loco poi, l’orgoglio di essere parte di questa terra accresce: vuoi che sia per i grandi concerti organizzati attorno all’Organo Hermans del 1678 o che dipenda dalle serate in chiave Jazz, organizzate nelle piazze e nelle dimore storiche di Collescipoli, non lo so, ma, forse, potrebbe dipendere anche dalla scoperta che esiste il Parco della Meloria, costruito per commemorare il disastro omonimo, verificatosi nel 1971… comunque tutto concorre a farci inorgoglire delle nostre origini ternane e collescipolane.
A proposito di “collescipolano”, i famosissimi “Gnocchetti alla collescipolana” sono, ovviamente, la ricetta che pone su un piedistallo la tradizione culinaria di questo piccolo borgo ternano.
Dulcis in fundo, questo borgo gode di scorci panoramici sul ternano non indifferenti e vanta anche un’ottima tradizione nella produzione di gelato, ma questa sarà una scoperta che dovrete fare voi, visitando questo paesino e mettendo alla prova le capacità dei ristoratori locali.
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“Gnocchetti alla Collescipolana” prodotti a Collescipoli dopo il 1968 quando il sottoscritto Ufficiale dell’esercito a Piacenza descrisse questo piatto alla sorella Rosa Anna . Sono solo simli ai piacentini “Pisarei e fasò “. Furono inventati in ossasione di una delle prime sagre. Salutoni da un collescipolano Leonardo Cecca
Grazie mille per questo aneddoto, molto interessante!
A proposito di “collescipolano”, i famosissimi “Gnocchetti alla collescipolana”. Perchè prendersela per una precisazione. Non è saggio. E’ solo oscurantismo.
Leonardo Cecca